Molti anni fa, volendo mettere a disposizione degli studenti dei corsi di Restauro delle facoltà di Architettura uno strumento di ‘lettura’ e interpretazione dei fenomeni di tutela, recupero e riuso, che hanno attraversato, seppure con diverse declinazioni nel corso del tempo, il tema della conservazione delle testimonianze d’arte e di storia, il prof. Marcello Salvatori ed io (a quel tempo, suo assistente) intraprendemmo una ricerca sulla legislazione antica e tardoantica al fine di colmare la manifesta carenza che mostravano i più diffusi testi di storia del restauro; uno studio condotto con umile rigore, secondo una modalità d’analisi che ha sempre caratterizzato la ricerca del Professore, alla cui memoria dedico questo mio scritto.

La metodologia di studio adottata si fondava prioritariamente sull’analisi delle fonti dirette originali, scelte tra l’ampiocorpus iuridicum latino e tradotte dagli autori, verificando la matrice documentaria su monumenti coevi.

Gli approfondimenti che ho avuto modo di condurre nel corso degli anni su tale argomento, alimentati dal desiderio di comprendere i fondamenti teorici della disciplina del restauro ed, ancora, i molteplici saggi che sono stati dedicati alla prima legislazione in materia di tutela dei monumenti (qui, in bibliografia), mi hanno indotto a praticare in questo scritto un tentativo di sistematizzazione delle norme giuridiche che, dall’età imperiale al primo Medioevo, hanno indirizzato l’atteggiamento nei confronti dell’antico.