Fra il 1983 e il 1987 l’Italia ha seguito in televisione e sui giornali le vicende di Enzo Tortora.

Celebre conduttore televisivo italiano, fra i primi a proporre la “tv verità”, Enzo Tortora è ricordato anche per essere uno dei più evidenti casi di malagiustizia del nostro Paese.
Venne arrestato nel 1983 con l’accusa di spaccio di droga per conto della camorra e poi assolto dalla Corte di cassazione nel 1987, un anno prima della morte, dopo un lungo e travagliato iter processuale.

Mentre Enzo veniva arrestato, sua figlia Gaia, appena quattordicenne, si preparava all’esame di terza media.
40 anni dopo, quella stessa Gaia racconta una pagina di storia italiana dal punto di vista intimo e sensibile di chi l’ha vissuta in prima persona.
L’inizio di un calvario umano che durerà anni e che, per certi versi, non è mai finito davvero.

Con questo libro la giornalista Gaia Tortora non vuole solo riabilitare la figura di suo padre ma contrapporsi al vizio – tutto italiano – della gogna mediatica.
Ogni giorno tre innocenti finiscono in carcere per errore, più di mille cittadini l’anno. E ancora oggi i media continuano a puntare il dito subito e con estrema facilità, proprio come fecero con suo padre.

Condividere il proprio intimo dolore, allora, diventa un modo per combattere contro l’ingiustizia, per impedire che tutto ciò si possa ripetere.
E andare avanti, come le diceva suo padre, a testa alta.

Gaia Tortora è una giornalista italiana. Vicedirettrice del Tg La7, dal 2005 conduce Omnibus, trasmissione di attualità e politica in onda su La7 nelle prime ore del mattino. Nel 2023 pubblica con Mondadori Testa alta, e avanti. In cerca di giustizia, storia della mia famiglia, in cui racconta la storia di suo padre e della famiglia Tortora dal suo punto di vista più intimo.

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