Si tratta di un libro che affronta la crisi globale (socio-economica, energetica e ambientale) da un nuovo punto di vista, oltre la consueta narrativa circa l’insostenibilità di una crescita infinita, i danni ambientali che provoca e le conseguenti tristi previsioni sul nostro futuro. Secondo gli autori, le molteplici crisi attuali non sono infatti un accidente storico, bensì la conseguenza fatale di un processo che, partendo dalla nascita del capitalismo fra la fine del medioevo e l’inizio dell’età moderna, ha progressivamente integrato tutti i popoli della Terra in un’unica società globale sempre più interdipendente, fino a formare una sorta di superorganismo: il Leviatano. Titolo ovviamente ispirato all’opera di Hobbes. Attingendo alle più disparate materie, dalla Filosofia alla Fisica, dalla Storia all’Economia, La caduta del Leviatano  cerca di spiegare dimensione, struttura e dinamica interna del Leviatano che ne determinano in gran parte il destino. In estrema sintesi, al celebre aforisma di Allen Ginsberg “Non puoi vincere, non puoi pareggiare, non puoi uscire dal gioco” gli autori aggiungono il corollario “Non puoi barare”, non per un morboso fatalismo, ma per comprendere i ristretti margini di scelta che effettivamente ci restano. Se non altro, questo ci renderà meno vulnerabili alla manipolazione politica e commerciale.